Silvia, 44 anni, ha telefonato al nostro Numero Verde quando ha iniziato a capire che le spiegazioni che sino ad allora si era data circa l'atteggiamento sfuggente del marito, non riuscivano più a calmare le sue angosce.
Francesco, responsabile di una grossa azienda con uffici in provincia di Milano, da alcuni mesi aveva iniziato a manifestare chiari segnali di allarme.
Tutto era iniziato con la scoperta casuale di un "innocente" messaggino WhatsApp sul cellulare, spedito a tarda sera durante un fine settimana.
"Ciao, come stai? Io un po' annoiata. Ti vedo presto lunedì?"
L'aveva aperto quasi per caso, e se ne pentì subito, ma come chiunque al suo posto, Silvia corse a chiedere spiegazioni al compagno circa l'identità della sua nuova amica.
Francesco, tranquillo, le rispose con delle indicazioni piuttosto vaghe, che la spinsero a mettersi tranquilla.
"...è la nuova dell'ufficio paghe ... è appena arrivata e non conosce nessuno ... le ho offerto un caffè di benvenuto ... ma non ti preoccupare ... poi, non è nemmeno un granché ... proprio non il mio tipo...".
Sembrava tutto vero, e la cosa si sgonfiò in un istante.
Dopotutto perché non credergli?
Ma da quel giorno, nulla fu più come prima.
Francesco, iniziò a rincasare sempre più tardi, e in molti casi a uscire prima al mattino per recarsi in ufficio di buon’ ora.
Mentre prima mal sopportava la ripresa del lunedì, ora improvvisamente scalpitava fin dalla domenica pomeriggio, al pensiero di tornare al suo "bel" lavoro.
Nel week end, diventava sempre più apatico e irrequieto, manifestando una velata insofferenza nei confronti della moglie e dei figli.
Silvia, sempre più spesso, accanto a lui si sentiva di troppo.
Le frasi, nei rari litigi, iniziarono a farsi più cattive e ciniche da parte sua. Francesco, manifestava una sicurezza di sé che prima gli era sconosciuta.
In breve si mise a dieta e incominciò a porre una cura inusuale al proprio aspetto fisico e all'abbigliamento.
Acquistò vestiti nuovi, molto più sportivi e "giovanili" del solito.
Tagliò i capelli da un parrucchiere alla moda. Si iscrisse in palestra e riprese l'antica abitudine di usare un certo profumo.
Lui che era contrario, si depilò.
Ma soprattutto, cambiò profondamente il suo comportamento quotidiano.
Appena a casa iniziò a silenziare inesorabilmente il telefonino, e a non lasciarlo mai incustodito.
Spesso lo portava con sé anche in bagno.
Passava intere serate su Facebook e WhatsApp, chiudendosi in camera ed estraniandosi da ogni altra cosa.
Gli orari di “ultimo accesso” parlavano chiaro.
Poi, dopo poche settimane, iniziò a sparire ogni sabato mattina con le scuse più disparate: dal lavaggio della macchina all'aperitivo con amici, dal meccanico al giro in ufficio per ricontrollare qualcosa.
Per ultimo, vennero le cene di lavoro, quasi sempre nel fine settimana.
Una volta tornò quasi all'alba, e raccontò di un amico con la macchina in panne.
E guai a chiedere spiegazioni: trovava sempre il modo di girare la frittata a suo favore.
Silvia, a quel punto, pensò bene di fare a modo suo e di frugare di nascosto nel suo smartphone.
Fu con grande stupore che scoprì che Francesco aveva cambiato la password al cellulare!
La situazione si era fatta decisamente insostenibile: dopo l'ennesimo ritardo con scuse "incredibili", l'affrontò.
E fu lì, purtroppo, che ricevette la sua delusione maggiore.
Francesco, infatti, piuttosto che prodursi in una qualche plausibile spiegazione per quei suoi strani modi di comportarsi in famiglia, iniziò a trincerarsi sempre di più dietro alle sue assurde giustificazioni.
Anzi, dopo aver negato persino l'evidenza, iniziò ad accusarla.
Alzò la voce come mai aveva fatto prima, la accusò di non aver avuto fiducia in lui.
Poi la insultò e passò alle minacce: “non permetterti mai più di provare a controllarmi!”
“Se mi accorgo che spii ancora tra le mie cose, tra di noi è tutto finito” le urlò sbattendo la porta.
E fu così che Silvia iniziò a sentirsi in colpa, maledicendo il momento in cui aveva deciso di non fidarsi del suo compagno.
Non capì se per paura o per il "quieto vivere", fatto sta che fece marcia indietro.
Si ritirò in buon ordine provando a non pensarci più e si ripromise di dimenticare tutto.
Francesco, dal canto suo, riprese a comportarsi alla vecchia maniera. Non più cene, grossi ritardi o rientri all'alba. In qualche modo, si ricompose anche lui.
Sporadicamente riprese a cercarla e questo tranquillizzò Silvia ancora di più.
Non fosse stato per quel suo modo di fare ancora sfuggente e indecifrabile, avrebbe potuto quasi sembrare quello di sempre.
E Silvia, tornò ad essere felice.
Ma un giorno, fatalmente, successe ancora.
Stavolta trovò un biglietto. Grafia delicata, chiaramente femminile. Ben occultato nella ventiquattrore, al riparo da sguardi indiscreti, e dal contenuto inequivocabile.
Rimase basita e il mondo le crollò addosso in un minuto.
Ma questa volta non le sfiorò nemmeno per l'anticamera del cervello di farsi propinare la solita serie di belle giustificazioni.
Chissà cosa si sarebbe inventato, pur di negare l'evidenza.
Avrebbe detto che non era suo.
Magari, avrebbe anche trovato un amico pronto a coprirlo.
No. Non poteva premettersi di essere ingenua. Non con due figli e un futuro da inventare.
In un secondo capì che voleva riprendere il controllo della sua vita.
Si attaccò al computer e decise di chiedere aiuto a dei professionisti.
Da li a poco, avrebbe scoperto se davvero stava correndo troppo alle conclusioni, o se rischiava di imbattersi in una brutta avventura, che avrebbe potuto cambiarle la vita.
Inizialmente era riluttante, per paura di buttare troppo danaro con indagini lunghe e costose, magari nel timore di sbagliare i tempi.
“…e se poi, mentre decidono di seguirlo lui non facesse proprio nulla?”
“…e se lo facesse in altri momenti, magari quando non è controllato?”
Ma poi, un’amica le parlò di Agenzie investigative che impiegavano tecnologie esclusive, in grado di effettuare indagini molto più mirate, evitando così il pericolo di interventi inutili.
E scelse noi.
L'analisi dei nostri esperti sulle informazioni fornite da Silvia, portò all'elaborazione di una precisa strategia di intervento che, grazie al contributo delle nuove tecnologie, consentì di orientare le indagini verso la direzione migliore: l'osservazione dei comportamenti di Francesco solamente in precisi momenti e a certe determinate condizioni.
Apparentemente, se fatto oggetto di un indagine “tradizionale”, il monitoraggio delle abitudini di Francesco non avrebbe potuto lasciar trapelare particolari indicazioni nella direzione voluta.
Sarebbe stato possibile controllarlo per settimane senza “cavare un ragno dal buco”.
Infatti, il soggetto si recava al lavoro con regolarità di spostamenti, rispettava gli orari, non si assentava dall'ufficio se non per giustificati motivi e non usava il telefono per conversazioni di particolare riservatezza.
Durante l'ora di pausa, si intratteneva abitualmente con una ristretta cerchia di colleghi e colleghe, e consumava il pranzo insieme a loro.
La sua relazione era talmente ben occultata, tra le pieghe di una normale routine lavorativa, che sarebbe sembrata invisibile ai non addetti ai lavori.
Ma, grazie al contributo delle nostre tecnologie esclusive e di collaudati modelli di intervento, fummo subito in grado di “mirare” il tutto nella direzione più proficua per le indagini.
Andammo a colpo sicuro, evitando inutili appostamenti e agendo solamente al momento giusto.
Apparve subito chiaro quali fossero le reali attenzioni di Francesco nei confronti di una tra le tante giovani colleghe con cui si tratteneva abitualmente.
Ciò, nonostante i molteplici sforzi dell'uomo per contenersi e "mascherare" la verità.
Per ottenere le prove di quanto scoperto, si focalizzò il controllo sugli incontri dei due, e si giunse alla soluzione del caso in pochissimo tempo.
Dopo il lavoro, Francesco e la collega erano soliti lasciare gli uffici a bordo delle rispettive vetture, dando a tutti l'impressione di voler rincasare.
Dopo pochi isolati però, i due si ricongiungevano, e al riparo di un parcheggino isolato solevano intrattenersi per interminabili minuti in completa intimità.
I nostri potenti strumenti di ripresa, li immortalarono agevolmente in atteggiamenti a dir poco inequivocabili, e fummo in grado di ottenere il materiale probatorio e le numerose altre evidenze, che consentirono a Silvia di dare corpo ai propri sospetti.
Silvia ottenne in brevissimo tempo tutto il materiale informativo di cui necessitava: una dettagliata relazione sulle abitudini "segrete" del marito, documentate da una serie interminabile di fotografie e riprese ad alta definizione, l'indirizzo dei luoghi in cui usava incontrarsi con la collega e tutte le informazioni del caso nei confronti della giovane amante.
Su sua richiesta, fu messa in contatto con un legale specializzato in controversie coniugali che prevedano l'addebito di colpa per infedeltà, dal quale ricevette un parere circa gli aspetti pratico-economici di un'eventuale separazione, nella malaugurata ipotesi che la cosa gli fosse sfuggita di mano.
In definitiva, fu messa in grado di decidere consapevolmente cosa fare della propria vita.
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